GLI EFFETTI (E I DANNI) COLLATERALI DEL RIARMO
Il riarmo dell’Italia sembra ormai cosa fatta. L’impegno preso al vertice Nato di aumentare la spesa militare fino al 5% del Pil, fa sorgere però alcune domande.
Quanto costerà all’Italia? E, soprattutto, in che modo si finanzierà?
Bisogna comprendere innanzitutto la situazione attuale.
Oggi giorno la spesa militare si aggira attorno al 1,5%, numero che il Governo di Giorgia Meloni tenderà sicuramente ad aumentare in relazione agli accordi presi.
Il tanto desiderato 5% sarà suddiviso in due canali. Il 3,5% per il riarmo in senso stretto, ovvero munizioni e armi, che costerà all’Italia 700 miliardi. Il restante 1,5% invece sarà destinato a diversi ambiti, dall'intelligenza artificiale e alla cybersecurity.
Stando alle parole di Francesco Vignarca rilasciate a Fanpage, coordinatore delle campagne Rete italiana Pace e Disarmo, il pacchetto totale ammonta a oltre 900 miliardi, 400 in più rispetto all’investimento attuale.
Su base annua, si parla di cifre attorno ai 40 miliardi.
Il vero dilemma resta dove prendere tutti questi soldi e le soluzioni non sono molte.
L’aumento delle tasse è sicuramente un’opzione. Resta viva l’ipotesi di creare ulteriore debito, nonostante sia già molto elevato, ma la più probabile sembra configurarsi con i tagli alla spesa pubblica.
Tante domande, poche risposte, con il quadro complessivo che non fa presagire nulla di buono per le tasche degli italiani.