BORASO CHIUDE I CONTI CON L’ACCUSA: 4 ANNI E 8 MESI
Si conclude definitivamente, il processo a carico dell'ex assessore del Comune di Venezia, Renato Boraso. Dopo il primo patteggiamento a 3 anni e 10 mesi di reclusione per dodici episodi di corruzione, il Tribunale di Venezia ha accolto, con la sentenza pronunciata dal giudice per le udienze preliminari, anche la seconda richiesta di accordo tra procura e difesa: altri dieci mesi, per l'ex assessore comunale, in questo caso per le accuse di turbativa d'asta verso imprenditori compiacenti e per aver ricevuto una tangente da 73 mila euro per far abbassare, dall'Ufficio Stime di Ca Farsetti, il valore di palazzo Poerio Papadopoli, poi venduto al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong.
Con questa pronuncia, Boraso chiude definitivamente i suoi conti con la giustizia italiana per quel che riguarda l'inchiesta Palude: 4 anni e otto mesi complessivi, la pena patteggiata, con i dieci mesi del secondo patteggiamento che vanno a sommarsi alla precedente sentenza, e che Boraso ora potrebbe chiedere al Tribunale di Sorveglianza di scontare tramite lavori socialmente utili.
Secondo la ricostruzione dei magistrati, Boraso avrebbe ricevuto la tangente attraverso due fatture false intestate alla Stella Consulting, la sua società, per una consulenza immobiliare che sarebbe risultata inesistente. Per la Procura, il vero obiettivo non era però vendere palazzo Papadopoli al magnate di Singapore, bensì introdurlo nella realtà immobiliare veneziana al fine di fargli acquistare per 150 milioni di euro l'area dei Pili (di proprietà di una società di Luigi Brugnaro), dove realizzare alberghi, uffici, negozi e un palasport. Accuse respinte da tutti gli accusati, ma che in sede dibattimentale sono pronte ad essere analizzate dai giudici: il processo, terminata l’udienza preliminare, scatterà all'inizio del prossimo anno.