BPVI, ULTIMO SCONTO DI PENA A ZONIN: 3 ANNI E MEZZO
Arriva un nuovo sconto di pena, per l'ex presidente della Banca popolare di Vicenza Gianni Zonin. Ed è uno sconto che non cambierà più, perché ora la sentenza per il crac della banca vicentina, risalente ormai ad un decennio fa, diventa definitiva. La Corte di Cassazione dopo sei ore di camera di consiglio si è pronunciata nella tarda serata di martedì intorno alle 23.30 di ieri, scrivendo l'ultima parola sul crac dell'istituto bancario berico.
Zonin, condannato in primo grado a 6 anni e sei mesi, poi ridotti in appello a 3 anni e 11 mesi di reclusione, ha ottenuto in via definitiva un ulteriore sconto di pena: 3 anni e 5 mesi. Stessa riduzione anche per tutti gli altri vertici dell'istituto di credito: Andrea Piazzetta, Emanuele Giustini e Paolo Marin. Annullata invece la condanna per Massimiliano Pellegrini, l'uomo dei bilanci: per la Cassazione la sentenza di appello era stata compilata in maniera errata, con le dichiarazioni di due testi che erano stati sentiti solamente in primo grado, e il processo di secondo grado andrà rifatto.
Gli imputati, a vario titolo, erano accusati di aggiotaggio, ostacolo agli organismi di vigilanza e falso in prospetto. Ma Zonin, che non era presente in Cassazione per la sentenza definitiva, ci era arrivato già con due importanti punti incassati a suo favore: prima il dimezzamento delle pene in secondo grado, quando tre anni fa la prescrizione aveva cancellato il falso in bilancio tenendo in piedi solo l’aggiotaggio e l’ostacolo alla vigilanza. E secondo, la decisione del 14 gennaio scorso, con cui la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima la maxi confisca di 963 milioni da destinare ai risarcimenti. L'ennesimo schiaffo, insomma, a migliaia di risparmiatori e ad un territorio che sono stati le vere vittime di questo disastro finanziario, vedendo distrutti i risparmi di una vita "per colpa", hanno commentato a caldo i membri dell'associazione dei risparmiatori 'Noi che credevamo', "di un comportamento disinibito e irresponsabile di pochi".
Con questa sentenza si chiude la parte penale, del processo a carico dei vertici della Popolare di Vicenza. Il tracollo di una banca e la crisi di un sistema economico di un territorio intero, esploso nel 2015 ma in realtà radicato ben più lontano, nel sistema delle baciate: servizi finanziari che venivano dati ai risparmiatori purché acquistassero azioni della Popolare o di Veneto Banca, gonfiandone il capitale e il valore delle azioni. Il processo civile, dovrebbe arrivare a sentenza entro la fine dell’anno, ma moltissimi risparmiatori non recupereranno un solo euro di quelli persi.