STUPRO DI PADOVA, DUBBI SULLA DENUNCIA: SCARCERATO
Colpo di scena, nel caso dello stupro di Padova: il kosovaro arrestato domenica, con le accuse di sequestro di persona e violenza sessuale appena 24 ore dopo essere uscito dal Due Palazzi, al termine dell'udienza di convalida del fermo è stato scarcerato dal giudice per le indagini preliminari. A suo carico rimane aperta l'indagine, ed è stato emesso un provvedimento di divieto di avvicinamento alla donna che l'aveva denunciato. L'ipotesi formulata degli inquirenti era che il 36enne avesse commesso uno stupro su commissione, ma la versione della vittima, secondo il cui racconto non avrebbe mai visto né conosciuto prima il suo violentatore, non ha convinto del tutto il giudice.
Nell’arco di un’ora di interrogatorio, l'indagato avrebbe raccontato che, dopo essere uscito dal carcere venerdì, avrebbe incrociato la trentasettenne, presunta vittima, alla fermata del bus, e i due sarebbero entrati in simpatia scambiandosi i numeri. Poi si sarebbero dati appuntamento e avrebbero girato insieme la città, per poi ritrovarsi sabato mattina e recarsi insieme a casa di un'amica di lui, che avrebbe però negato il consenso a prestare loro una stanza, e quindi nell’ultimo domicilio dell’albanese, di cui conservava le chiavi da prima dell’arresto. Luogo in cui sarebbero rimasti per poco, appena un quarto d'ora, prima che la donna se ne andasse, richiamata al telefono dal figlio.
Un bel garbuglio, a questo punto. Alcune telecamere pubbliche confermerebbero alcuni istanti della versione dell'uomo: la passeggiata insieme, e persino alcuni atteggiamenti affettuosi. Solo che sabato sera la donna presenta la denuncia, in ospedale vengono refertati segni compatibili come violenza sessuale, e l'indomani mattina l'uomo viene arrestato dopo l'irruzione nell'appartamento. Starà al giudice, fare luce con l'evolversi delle indagini. In un quadro investigativo che dopo l'interrogatorio è diventato però meno chiaro.