CESSATE IL FUOCO IN SIRIA, MA LA TREGUA E’ FRAGILE
Dopo giorni di violenti scontri tra la comunità drusa e quella sunnita beduina in Siria è scattato il cessate il fuoco nella città di Suwayda, nel sud del Paese. L’esercito siriano ha iniziato il ritiro, come previsto dall’accordo raggiunto mercoledì sera con i leader drusi, grazie anche alla mediazione degli Stati Uniti.
Secondo quanto stabilito, le forze militari del governo lasceranno la città, mentre resteranno soltanto le unità del ministero dell’Interno con compiti di polizia. Il controllo della sicurezza locale sarà affidato alla stessa comunità drusa.
Gli scontri tra drusi e beduini erano scoppiati la scorsa settimana, degenerando presto in un conflitto armato. Le forze di sicurezza siriane, intervenute ufficialmente per sedare le tensioni, si sarebbero però schierate in parte con i beduini, aggravando la crisi.
A complicare la situazione è stato l’intervento di Israele, legato storicamente alla comunità drusa e deciso a limitare la presenza dell’esercito siriano al confine. Dopo alcuni raid mirati nel sud del Paese, mercoledì i bombardamenti hanno colpito anche Damasco, provocando 15 vittime.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il bilancio totale degli scontri supera i 350 morti.
Il presidente ad interim Ahmed al Sharaa ha ringraziato gli Stati Uniti per la mediazione, accusando Israele di voler destabilizzare la Siria. Ha inoltre promesso protezione per i civili drusi e punizioni per i militari coinvolti in abusi.
In ogni caso, i fatti degli ultimi giorni hanno messo in luce tutta la fragilità della Siria: a dicembre, dopo 14 anni di guerra civile, era caduto il regime dittatoriale di Bashar-al-Assad, uno dei più sanguinari della storia recente del Medio Oriente. Ma la transizione politica si sta rivelando più difficile del previsto e la sensazione è che l’instabilità non è ancora superata del tutto.