UCRAINA, AL VIA I COLLOQUI DI ISTANBUL
Non solo sui dazi: Donald Trump fa marcia indietro anche sulla promessa elettorale di porre fine alla guerra in Ucraina in 24 ore.
La sentenza, ha affermato Trump, era sarcastica, anche se ha ribadito il suo impegno per mettere un punto al conflitto.
Oggi la delegazione americana è stata accolta nel consolato russo di Istanbul per un nuovo round di colloqui. La chiacchierata sarà incentrata sul ripristino dei normali rapporti diplomatici tra Mosca e Washington, condensati dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Ancora dialogo a due, che non vede la presenza del presidente ucraino Zelensky, il quale incalza nuovamente Pechino per la presenza di soldati cinesi nelle fila russe.
Zelensky afferma di aver identificato 155 cittadini cinesi nei cambi di battaglia, reclutati anche attraverso inserzioni pubblicitarie.
L’intelligence ucraina dichiara di essere in possesso di un documento contenete i contratti “lavorativi” dei soldati cinesi, la maggior parte dei quali risalgono al 2024.
Pechino smentisce ulteriormente, invitando Zelensky ad astenersi da commenti irresponsabili.
Forse il presidente ucraino cerca di usare questo fatto per legittimare un’altra futura presenza straniera nei campi di battaglia, questa volta europea e dalla parte dell’Ucraina.
Sogno che però sta crollando: la coalizione dei volenterosi, capitanata da Regno Unito e Francia, non ha ottenuto l’approvazione degli Stati Uniti, forse per non mandare a rotoli i colloqui a Istanbul.
Intanto continuano gli attacchi reciproci di droni: Kiev è stata colpita da un raid nella notte, mentre alcuni droni ucraini si sono riversati sulla regione di Mosca.