TRUMP: ADDIO A SOCIETÀ CINESI NELLA BORSA AMERICANA
Ogni giorno il mercato azionario si sveglia e deve capire di che umore è Donald Trump, a maggior ragione se la borsa è quella cinese.
Washington e Pechino si battono a suon di dazi e contro-dazi, e Trump ieri ha deciso di esonerare la Cina dalla tregua annunciata sulle imposte, aumentando anzi la percentuale della tariffa doganale.
Oggi il presidente americano ha avuto una nuova idea per colpire l’avversario cinese.
Secondo le indiscrezioni, nella Casa Bianca aleggia l’idea di rimuovere definitivamente le società pubbliche cinesi dalle borse statunitensi.
L’intento è limitare il fenomeno delle golden share, ovvero le società in cui lo Stato, in questo caso la Cina, detiene un pacchetto azionario o si riserva poteri speciali, come la nomina dell’amministrazione.
La preoccupazione del fenomeno è dettata dalle tensioni di mercato tra Cina e Stati Uniti, ma la decisione potrebbe gravare sugli americani, già colpiti dai dazi imposti sui prodotti cinesi.
In America ci sono Stati, come la California, che comprano dalla Cina più di quanto esportino.
La California vende alla Cina prodotti per soli 16 miliardi di dollari, a fronte di un’importazione da 123 miliardi.
I dazi che Trump ha imposto a Pechino sono quindi un flagello per Stati come la California, e la Cina è consapevole del suo potere, tanto che non cede alle minacce del tycoon.
Stamattina infatti il Paese del Dragone ha alzato i contro-dazi sull’America, portandoli dall’84% al 125%.
L’Unione Europea sfrutta l’opportunità del canale commerciale aperto con la Cina: i leader europei stanno pianificando un incontro con il presidente cinese Xi Jinping, organizzato per la fine di luglio.
È un’ottima occasione per dimostrare che gli Stati Uniti non sono indispensabili per l’economia europea.