NETANYAHU ACCOLTO COME UN RE DA TRUMP
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è recato ieri lunedì 7 aprile alla Casa Bianca dall’omonimo americano Donald Trump.
Netanyahu entra nel palazzo governativo americano, si avvicina al tavolo e viene invitato a sedere come una dama, con una leggera spinta della sedia.
Ma a spingere la sedia non è un inserviente, ma lo stesso Donald Trump, il potente presidente che fa tremare le borse del mondo con i suoi dazi.
Oggetto della discussione è la Striscia di Gaza, che continua a bruciare sotto il fuoco israeliano, ma che Trump vorrebbe trasformare in una meta turistica di lusso.
Ieri, Donald Trump ha ribadito la sua idea di trasferire la popolazione di Gaza in altri paesi e costituire un’amministrazione americana nella Striscia per creare, secondo le parole di Trump, una “zona di libertà”.
Trump ha aggiunto che sarebbe buona cosa che gli Stati Uniti controllassero e possedessero la Striscia.
Parole importanti, se pensiamo che la Striscia di Gaza poggia su uno dei più grandi giacimenti di gas naturale del mondo: Gaza Marine, così è chiamato, ha una riserva di 28 miliardi di metri cubi di gas non sfruttati.
Questa è la politica della sedia: far accomodare dolcemente Netanyahu per riuscire ad allungare le mani su queste preziose risorse.
Ma Gaza è ben lontana dall’essere una meta idilliaca in cui passare giornate spensierate: lo Stato Ebraico continua a martoriare infrastrutture e persone con bombardamenti intensivi.
L’ultimo di questi, iniziato questa notte e protrattosi fino al mattino, ha ucciso l’ennesimo reporter di guerra e altre 26 persone, colpite nelle vicinanze dell’ospedale Nasser, già bersaglio di altri raid israeliani.
Il giornalista, Ahmed Mansour, è morto in agonia avvolto tra le fiamme, come si vede in un video drammatico girato subito dopo il bombardamento.