ISRAELE PROPONE TREGUA, MA COLPISCE UN OSPEDALE
Israele si divide internamento sul conflitto a Gaza, e Hamas riceve da Tel Aviv una proposta di tregua di 45 giorni.
Israele promette anche la riapertura dei valichi per far passare gli aiuti umanitari, in cambio Hamas deve consegnare 10 ostaggi.
La tregua di 45 giorni spianerà la strada ai colloqui per un cessate il fuoco permanente.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è alle strette. Lo scorso 10 aprile un migliaio di piloti dell’aeronautica avevano inoltrato una lettera in cui chiedevano la cessazione delle ostilità con il gruppo terroristico Hamas, per concentrarsi sugli ostaggi da riportare a casa.
L’esercito israeliano aveva risposto licenziando i piloti firmatari della missiva, decisione che ha scaldato gli animi.
Il coro di israeliani che invoca lo stop ai combattimenti si fa sempre più consistente: militari, veterani, accademici e diplomatici si sono aggiunti ai 1000 piloti, esortando Netanyahu a far tacere i cannoni, anche al costo di ritirarsi completamente dalla Striscia di Gaza.
Ma in cuor suo Netanyahu sa che non può fermare i combattimenti.
Sul premier pendono infatti tre capi d’accusa per corruzione, ma è sempre riuscito a posticipare il processo grazie al continuo stato di guerra.
Qualora Israele dovesse cessare le attività belliche, il processo sarebbe inevitabile per Netanyahu.
E infatti questa mattina un raid israeliano ha preso di mira un ospedale da campo, nell’ennesimo attacco diretto a infrastrutture e personale sanitario, protetti dal diritto umanitario.
Netanyhau deve quindi decidere se colpire o essere colpito.