ALTRO CHE DAZI, NOI SIAMO CREDITORI DEGLI USA
Il presidente americano Donald Trump aveva aperto lo spiraglio alla sospensione dei dazi sul settore automobilistico, ma la porta è già stata chiusa.
Niente stop alle tariffe del 25% sul comparto mobilità, anzi, la Casa Bianca ora guarda ad altri prodotti da tassare.
Dopo averci ripensato sulle auto, il tycoon ha avviato un’indagine sui minerali essenziali, per valutare possibili dazi sulle terre rare: il mondo deve quindi riaprire l’ombrello per proteggersi dall’ennesima pioggia di dazi.
Ma l’Europa, e gli altri paesi maggiormente colpiti dai dazi, sembrano essersi dimenticati di essere creditori degli Stati Uniti.
L’America è tra i Paesi con il più elevato debito pubblico: parliamo di oltre 36 mila miliardi di dollari di disavanzo, finanziati da una moltitudine di paesi stranieri.
Giappone e Cina sono i primi creditori degli Stati Uniti, detenendo rispettivamente 1059 e 759 miliardi di dollari.
Ma se mettiamo insieme gli Stati europei, risulta che è il Vecchio Continente a sbaragliare la classifica: l’Europa ha un credito di 2733 miliardi di dollari verso gli Stati Uniti: in sostanza, il 32% dell’economia americana è finanziata dai paesi europei.
Quindi perché non facciamo leva su questo, per difenderci dai dazi? Se è vero che la macchina economica americana può reggere l’alto livello di debito pubblico, è altresì vero che pagare i creditori è estremamente oneroso per Washington.
Nel 2024 gli Stati Uniti hanno sborsato oltre 882 miliardi di dollari per pagare gli interessi ai detentori del debito, più del doppio di 4 anni fa.
Ecco perché Trump sta mettendo in atto severi tagli del personale e a fondi pubblici, per risparmiare quanto più possibile.
Ma non è tutto: ogni anno gli Stati Uniti accrescono il proprio debito, per ripagare quello precedente, in un circolo vizioso rischioso.
Se l’Europa si mostra compatta a rispondere alla politica economica della Casa Bianca, può far leva proprio su quel 32% di debito americano che detiene.
Domani 17 aprile la premier italiana Giorgia Meloni incontrerà a Washington il presidente Trump, sarebbe un’occasione preziosa per mostrarci forti, non succubi.