VENEZIA: FLASH MOB PER I DIRITTI DELLE PROSTITUTE
Nella quiete della chiesa dei Tolentini risuonano le note dei canti delle Mondine, con testi riscritti per raccontare la dura realtà della prostituzione.
È stato solo uno dei momenti del flash mob andato in scena lunedì a Venezia, in occasione della Giornata internazionale delle lavoratrici del sesso. Circa cinquanta donne, molte delle quali appartenenti o vicine a sigle del movimento femminista, si sono ritrovate sulla scalinata della chiesa di San Simeon Piccolo, proprio di fronte alla stazione ferroviaria, con indosso abiti rossi e ombrellini coordinati: è il simbolo della lotta per i diritti civili delle sex workers.
L’iniziativa, guidata da Maria Pia Covre, storica fondatrice del Comitato per i diritti civili delle prostitute, ha voluto ricordare la clamorosa protesta del 1975, quando alcune prostitute francesi si barricarono per un mese in una chiesa di Lione contro le repressioni della polizia.
Dopo il presidio in Canal Grande, il gruppo si è spostato in pellegrinaggio alla chiesa dei Tolentini, dove una partecipante ha citato un passo del vangelo, che recita «Le prostitute, nel Regno dei Cieli vi camminano davanti. Quindi, vi saranno maestre».
E la reazione del Patriarcato di Venezia non si è fatta attendere. In una nota ufficiale, si parla di «stupore e vero dispiacere» per l’accaduto: la critica è rivolta all’uso considerato strumentale di alcuni passi del Vangelo e alla «distorsione offensiva e blasfema del sacramento dell’Eucaristia». Il Patriarcato ha invitato a una preghiera riparatrice.
In Italia, le sex workers sono stimate tra le 75 e le 120 mila, ma il sommerso è molto alto. La legge Merlin del 1958 ha abolito le case chiuse ma non ha depenalizzato la prostituzione, lasciando un vuoto legislativo che ancora oggi pesa sui diritti e la tutela di queste lavoratrici.