ORA I BORSEGGIATORI DENUNCIANO I CITTADINI
A Venezia il furto non è più solo un problema di sicurezza, ma anche un paradosso giuridico che rischia di minare la fiducia nelle istituzioni. Oggi, chi prova a bloccare un borseggiatore può finire denunciato proprio da chi stava cercando di fermare. È successo più di una volta: cittadini volenterosi, esasperati dalla criminalità diffusa, sono stati querelati da ladri colti sul fatto, ma comunque pronti a ribaltare i ruoli e presentarsi come vittime.
Alla base di questo cortocircuito c’è una normativa che rende sempre più difficile intervenire in modo efficace. La riforma Cartabia ha ridotto la procedibilità d’ufficio per reati come il furto con destrezza, lasciando alle vittime l’onere della denuncia e alle forze dell’ordine margini di manovra limitati. L’arresto da parte di un privato è ammesso solo in flagranza e le condizioni perché ciò avvenga sono così strette da scoraggiare qualsiasi tentativo.
Così capita che un ladro, una volta fermato da un passante, denunci per sequestro di persona, sostenendo di essere stato trattenuto contro la propria volontà. Denunce che, per quanto destinate a cadere, bastano a intimidire e disincentivare l’intervento spontaneo dei cittadini.
Nel frattempo, la polizia locale continua il suo lavoro: 150 borseggiatori fermati da inizio anno, uno ogni due giorni. Ma solo quattro sono finiti realmente in carcere, perché rei di aver aggredito le vittime. Tutti gli altri, pur colti sul fatto, sono tornati rapidamente in libertà.
Di fronte a questa realtà, la tensione sociale cresce. Il sindaco Brugnaro lancia un allarme chiaro: la pazienza sta finendo e il rischio è la nascita di ronde spontanee, con cittadini pronti a farsi giustizia da soli. Uno scenario che la democrazia non può permettersi, ma che sembra sempre più probabile in assenza di un intervento normativo deciso.
La proposta di riforma è già stata avanzata, ma i tempi della politica non coincidono con quelli della strada. E mentre il dibattito resta nei palazzi, fuori la sensazione è che la legge, oggi, non protegga davvero le vittime.