ISPRA: IN VENETO 87 SITI A RISCHIO INCIDENTI
VENETO - Un minuto di silenzio, la deposizione di un mazzo di fiori e poi alcune parole scambiate con colleghi e familiari delle vittime a Calenzano davanti al deposito Eni, teatro dell’esplosione di lunedì scorso. Si è svolta così la commemorazione, nel giorno del lutto regionale per le cinque vittime. E mentre si piangono i morti e la procura di Prato ha posto sotto sequestro l’impianto per svolgere le indagini tecniche necessarie a stabilire le cause dello scoppio e sono in corso perquisizioni in diverse sedi Eni, i riflettori si accendono sul rapporto dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione Ambientale) degli stabilimenti a rischio incidente rilevante, che in Veneto individua 87 siti. Si tratta di impianti chimici, stabilimenti per la produzione di prodotti farmaceutici o per la fabbricazione di sostanze chimiche e ancora siti per lo stoccaggio del combustibili, industrie di plastica e gomma, o il trattamento dei metalli.
Il livello di rischio è considerato nella media perché la nostra regione è ritenuta virtuosa in fatto di controlli. Ma come avvengono questi controlli?
Gli impianti di soglia rischio superiore sono soggetti a vigilanza da parte di un comitato tecnico composto dalle alte cariche dei vigili del fuoco, tecnici arpav, Inail, Ulss e rappresentanti di Regione, Comuni, Province e Ordini di ingegneri. Quando si apre un impianto o si decide di ampliarne uno esistente occorre sottoporre al Comitato tecnico un rapporto di sicurezza completo di analisi di fattibilità e possibili scenari di incidenti. Ogni cinque anni il gestore è tenuto ad aggiornare la valutazione di rischio dell’impianto sottoponendolo al comitato che compie nuove verifiche e sopralluoghi e ogni due anni esegue ulteriori ispezioni con la facoltà di decidere eventuali prescrizioni in caso emergano carenze.