FALSE FATTURE E DITTE VUOTE: LA FRODE NELLA MARCA
Sulla carta erano quattro società, attive nel ramo edilizio e nella vendita di materiale da cantiere. Solo sulla carta, però, perché in realtà erano prive di sedi, sprovviste di beni e senza alcun dipendente registrato: la loro unica utilità, era quella di "vendere" fatture per commesse mai realizzate. Sono stati i finanzieri del comando provinciale di Treviso, a scoprire nel territorio del castellano un complesso meccanismo che vedeva le quattro società, a tutti gli effetti delle semplici scatole vuote, che operavano con il coinvolgimento di altre aziende "cartiere", con ramificazioni in numerose province come Verona, Vicenza, Ferrara, Padova, Rovigo e Roma. Il meccanismo messo in piedi dalle sei persone oggi denunciate per utilizzo ed emissione di fatture false, e una anche per indebito accesso a erogazioni pubbliche, permetteva di realizzare frodi fiscali e ricevere fondi pubblici indebitamente: nel tempo, gli imprenditori coinvolti avrebbero realizzato per 26 milioni di euro di crediti d'imposta fittizi, e con la "compravendita" delle fatture si drenavano anche liquidità dai conti bancari delle aziende verso conti esteri.
Complessivamente, sono stati quantificati in oltre un milione di euro i proventi illeciti relativi all'emissione delle fatture. Nei confronti di una delle ditte coinvolte, però, è stata anche sospesa la garanzia pubblica, ottenuta per il rilascio di un finanziamento bancario, del valore di circa 70.000 euro. Quando i finanzieri della Compagnia di Castelfranco Veneto hanno poi spostato l'attenzione sui reali utilizzatori delle fatture false, hanno scoperto nella Marca due società edili: una di queste aveva anche vinto gare di appalto pubbliche, sia in Veneto che in Lombardia, per oltre 2,6 milioni di commessa. La società è stata segnalata all'Anac, l'autorità anticorruzione, e non potrà più partecipare all'aggiudicazione di contratti pubblici.