TRE IPOTESI PER IL GIALLO DI BORGO VENETO
Sono ancora diversi i punti interrogativi sulla tragedia di Borgo Veneto, dove mercoledì pomeriggio un uomo è stato trovato senza vita all’interno di una villetta nella frazione di Megliadino San Fidenzio con accanto la compagna incosciente.
Il primo, e forse il più importante, è cosa sia successo alla donna, una 54enne. Perché, se pare ormai confermato che l’uomo, il 65enne Silvano Vigato, si sia sparato, per gli inquirenti è ben più difficile ricostruire l’altra metà della vicenda.
La prima ipotesi degli investigatori, formulata nelle ore successive alla tragedia, era che la donna avesse ingerito del veleno. Ma i primi esami tossicologici sembrano escludere questa circostanza. Che però rimane ancora in piedi almeno fino all’esito di analisi più approfondite.
Per questo le piste al momento sono tre: la prima è che l’intenzione della coppia fosse quella del doppio suicidio, lui sparandosi e lei ingerendo veleno o con un mix di farmaci.
La seconda invece è che a fare tutto sia stato lui, avvelenando la compagna e poi togliendosi la vita.
La terza pista invece è quella del grave malore della donna alla vista del corpo senza vita del 65enne.
Tre ipotesi tutte verosimili sulla base della scena del crimine e delle prime indagini.
A chiarire tutti i dubbi su questa storia potrebbe essere proprio lei. La donna rimane ancora ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale di Schiavonia. Ancora troppo presto per dire se già nelle prossime ore sarà estubata, i medici preferiscono non correre rischi e decidere sulla base dell’evoluzione del suo quadro clinico.
E poi le indagini, coordinate dalla Procura di Rovigo, dovranno approfondire la testimonianza di una vicina di casa, che ha detto di aver sentito un litigio qualche ora prima.
Sembra escluso, comunque, il coinvolgimento di terze persone: a trovarli a terra, distesi sul pavimento della cucina, è stata la figlia di lei.