CONGO, VIOLENZE ETNICHE CON FONDI UE
Violazioni sistematiche dei diritti umani in Congo, messe in atto da chi doveva proteggere gli abitanti.
Siamo nella Repubblica del Congo, in una zona di preservazione naturale che si stende per 13500 chilometri quadrati.
Un’immensa landa verde gestita dalla ONG African Parks, che ha l’obiettivo di custodire le specie animali protette, ma anche un particolare gruppo etnico lì insediato, la popolazione Baka.
Ma sugli indigeni venivano inflitte sistematiche violenze, tra cui torture, stupri, e spostamenti forzati, prepotenze così crudeli da essere descritte come “etnocidio”.
Nel 2023 un’inchiesta giornalistica ha puntato il dito proprio sui guardaparchi dell’Ong African Parks, quali esecutori di stupri, linciaggi, torture fisiche e psicologiche diretti agli indigeni che dovevano difendere.
African Parks aveva così incaricato uno studio legale inglese, l’Omnia Strategy, di andare a fondo sulle accuse mosse ai propri guardaparchi.
Se non fosse che, successivamente, African Parks si sia rifiutata di rendere pubblica l’indagine di Omnia.
Un’altra organizzazione, la Survival International, attiva nei diritti delle popolazioni indigeni, ha messo in luce che proprio African Parks, insieme al WWF, ha occultato volontariamente le prove delle violenze.
Il WWF non è però l’unico ente benefico di African Parks. Anche l’Unione Europea è tra i principali finanziatori del gruppo, contribuendo al 18% del suo bilancio.
Alcuni giorni fa African Parks ha ammesso pubblicamente che i propri guardaparchi si sono macchiati di violazioni dei diritti umani contro la popolazione Baka.
Nel rapporto redatto, African Parks dichiara di prendere seriamente il problema, assicurando alcune misure per contrastare gli abusi.