VIA PIAVE, LA CASA DEGLI ULTIMI DELLA SOCIETÀ
Tentato omicidio: è l’accusa che la Procura di Venezia ha mosso nei confronti dell’uomo che lunedì notte ha investito con la sua auto due persone in via Montello, a Mestre, ferendone uno in maniera molto grave.
Non è la prima volta, lo sappiamo, che il quartiere Piave finisce sotto la luce dei riflettori. Solo due settimane fa a poche centinaia di metri di distanza, in Corso del Popolo, la tentata rapina che è costata la vita al giovane Giacomo Gobbato, intervenuto in soccorso di una donna e ferito mortalmente da una coltellata.
Un quartiere abituale ritrovo di spacciatori, di malintenzionati, di chi, insomma, va lì per delinquere.
Ma non ci sono solo loro: ci sono anche molti “ultimi” della società, persone che le istituzioni non riescono ad aiutare, per i motivi più disparati. Senza fissa dimora, tossicodipendenti, gente che ha perso tutto.
In via Piave ne incontriamo una, si chiama Gisele, ha 36 anni, ci racconta un po’ della sua storia.
Non è la sola in questa situazione. Sono in tanti. Un po’ come una famiglia.
E poi, ci confessa Gisele, ogni tanto c’è anche un po’ di paura.
Le chiediamo se ha una famiglia. Lei ci dice di sì, e ci dice anche perché preferisce vivere per strada. Ma il motivo non ve lo diremo, ognuno ha il suo vissuto ed è giusto rispettarlo.
Come è giusto rispettare anche qualche paura da parte dei residenti. Ce lo spiega chi nel quartiere Piave vive da tanti anni.
A spaventare, soprattutto, è il fiorente giro di spaccio che imperversa in via Piave.
Poco tempo abbiamo passato in via Piave, ma sufficiente a capire che davvero, è il momento di intervenire. Farlo con decisione, e soprattutto agendo su più fronti. Combattendo contro lo spaccio, i furti, le violenze, ma anche aiutando chi, in fin dei conti, chiede solo una mano per ripartire.