notizie / 05/11/2025 15:19

CASE SFITTE, MA OCCUPATE: UN RECUPERO IMPOSSIBILE

Le due facce della crisi abitativa vivono all'Arcella, nelle palazzine di proprietà di Ater che una volta erano le case dei ferrovieri. Siamo in via Moroni, un luogo poco conosciuto dai padovani, ma che una sua storia ce l'ha: proprio davanti a questi stabili sorge ancora, all'ombra dell'acquedotto, il segnapunti che una volta serviva le gare del "Campo Littorio", oggi stadio Colbachini, riferimento dell'atletica cittadina.

Cinque palazzine che hanno vissuto storie recenti molto diverse: tre sono state riqualificate, ristrutturate e riassegnate: sono un gioiellino di edilizia popolare, nuovi infissi, cappotto termico, isole ecologiche e parcheggio coperto. Le altre due, invece, sono fatiscenti e in disuso: una è rimasta così com'era, senza infissi né inquilini, l'altra era stata addirittura dotata di cappotto termico, ma poi è rimasta lì.

È in queste due palazzine che, dopo le segnalazioni dei residenti vicini, la Polizia è intervenuta per sgomberare gli abusivi che vi avevano trovato riparo: una situazione igienico-sanitario indicibile, tra giacigli di fortuna, immondizia e degrado in quasi tutti gli ambienti. Quattro cittadini tunisini senza documenti, due dei quali - irregolari - sono stati raggiunti da un ordine di rimpatrio. Un altro che probabilmente lì aveva un ricovero di fortuna, quando è tornato e ha trovato i poliziotti si è adirato, e ha preteso di essere fatto entrare, prendendo a male parole sia gli agenti che gli addetti allo sgombero. Le palazzine sono state quindi sigillate, nella speranza che simili situazioni non si verifichino più. Ma la domanda sorge spontanea: come può Ater, l'azienda che gestisce le case popolari, permettersi con la crisi abitativa galoppante di tenere una decina di appartamenti così, sfitta e abbandonata?

La risposta ci è arrivata, a precisa domanda, direttamente dagli uffici di via Raggio di Sole: i finanziamenti erano stati stanziati, i soldi erano pronti per far partire i lavori in tutti e cinque i palazzi popolari. Solo che mentre negli altri tre stabili si è potuto lavorare, in questi due c'erano abusivi che, legge alla mano, non si potevano sfrattare e mettere in mezzo ad una strada dalla mattina alla sera. E queste lungaggini burocratiche, per permettere ad Ater di tornare in possesso degli alloggi, ha fatto sì che i fondi regionali saltassero. Tre, insomma, hanno avuto una nuova vita, gli altri due, occupati abusivamente, sono rimasti dimenticati e i fondi pronti per la loro ristrutturazione sono stati dirottati su altri progetti, dalla Regione. I due volti della crisi abitativa: che c’è, si vede e si sente. Ma l’occupazione non è una soluzione, anzi: peggiora il problema e penalizza le famiglie – loro sì – regolarmente in graduatoria.

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